
Digital Stone Project VI
Anna Rafalowski - “Soft Smash”
Anna Rafaloski ha recentemente ricevuto il titolo di Bachelor of Fine Arts in Studio Art, con una specializzazione in Scultura e Ceramica presso l’University of North Carolina, situata a Greensboro. Durante gli studi universitari ha ricevuto il premio Honors Student Excellence Award, ed ha vinto borse di studio presso gli istituti Penland School of Craft, Salem Art Works Student Residency, The Forge Makerspace in Greensboro, e presso UNCG Lloyd International Honors College. Il suo curriculum include esperienze come curatrice d’arte presso l’UNCG Sustainability Office. Negli anni dell’università Anna ha scoperto la propria vena giocosa, imparando a lavorare con materiali diversi, come la ceramica, il legno, il metallo, ed oggetti di recupero. Anna esplora l’intimità della sensazione tattile che invita al gioco ed alla curiosità, la quale sfocia nella serietà della costruzione artistica, ma con un pizzico di umorismo.
Descrizione dell’opera
In questo lavoro, texture e forme vengono combinate, impilate, impacchettate e mescolate, diventando così gli elementi base che costruiscono il palcoscenico ideale per miscelare e realizzare nuove forme d’arte. Questa opera, quasi inattesa, attiva attraverso la gestualità l’unione di forme geometriche ispirate da oggetti di uso comune. E’ una sorta di ricerca in ambito digitale sulle possibilità di unione di elementi diversi, animandoli con spirito e senso dell’umorismo.
April Miller - “Binky”
April Miller è una studentessa del corso per il titolo di BFA in Sculpture and Ceramics, e per quello di BA in Women’s and Gender Studies presso l’University of North Carolina, situata a Greensboro. La sua pratica interdisciplinare riguarda l’investigazione di materiali e processi, attività fortemente influenzata dalla scultura, dalla lavorazione delle ceramiche e dalla creazione in sé. Il lavoro di April riguarda il queering di oggetti come risposta a una specie di fluida curiosità scaturita dalle proprie esperienze vissute. April pone il suo lavoro all’interno dei confini ambigui dell’astrazione, tramite l’utilizzo di forme organiche e surreali, per esprimere l’intimità sensuale e viscerale della personificazione parlando allo stesso tempo di questioni relative alla rappresentanza, al desiderio ed al consenso.
Descrizione dell’opera
Ispirato dai giochi per bambini, “Binky” rappresenta l’esaurimento emotivo dell’accettazione, ed il conseguente impatto fisico prodotto sul corpo.
Composto in modo molto libero, con un senso di ampia libertà di movimento, le maniglie sono considerate aree di accessibilità e vulnerabilità al tempo stesso. Con questa scultura, April vuole enfatizzare quanto risulti importante permettere ai bambini di avere voce riguardo alla scoperta di se stessi.
Audrey Shakespear – “Cut: Digital File To Marble Form”
La ricerca di Audrey Shakespeare è rivolta in questo momento verso le tecniche classiche di lavorazione dei materiali lapidei. Il suo lavoro è mirato verso l’analisi della relazione tra immagini ed oggetti, nella cornice delle infrastrutture digitali in perenne cambiamento che caratterizza il nostro tempo. In particolare, Audrey vuole analizzare quanto l’esposizione onnipresente alle immagini (Instagram, Google Earth, ecc.) e quanto il linguaggio narrativo del video (YouTube, Vimeo, ecc.) possano modificare il nostro modo di vedere la realtà, e come possano interagire con il nostro ambiente fisico e sociale. Il suo stile scultoreo, caratterizzato da realizzazioni geometriche astratte con linee taglienti e delicati cambi di piano, interagisce con le caratteristiche fisiche proprie dei materiali, come peso, resistenza e trama superficiale.
Descrizione dell’opera
“Cut: Digital File to Marble Form” si rivolge ai processi di consumo e fabbricazione di “informazioni” esplorando i parallelismi e le incongruenze che scaturiscono dal confronto dei processi di lavorazione analogici e digitali. La composizione di “Cut” è stata ottenuta attraverso un collage digitale di sette differenti utensili da taglio utilizzati per le lavorazioni lapidee con macchine a controllo numerico.
Caralie and Tucker Cedarleaf – “Sandstone”
Caralie Cedarleaf è una scultrice iscritta al corso per BFA presso l’Herberger Institute of Design and the Arts della Arizona State University. In questo periodo è inoltre “in residence” presso il Biodesign Institute della ASU, e sta collaborando con il Dr. Hao Yan e con i membri del suo staff per quanto riguarda le ricerche sul DNA Origami e sulle nanotecnologie. Tucker è un visual artist nonché un esperto di reality capture che vanta collaborazioni con AEC, con il mondo televisivo e cinematografico e con realtà attive nella conservazione dei beni artistici. Caralie e Tucker utilizzano tecnologie di cattura 3D per i propri lavori, inclusa la scansione laser, a luce strutturata e la fotogrammetria. Combinando dati digitali con le più tradizionali tecniche scultoree, il loro lavoro è volto ad investigare i confini della realtà e della percezione.
Descrizione dell’opera
Dati raccolti con sistema Leica BLK a Buckskin Gulch, UT.
Il marmo, resistente e duraturo, e l’arenaria, facilmente soggetta ad erosione, sono due dei materiali con i quali sono state create alcune delle più belle sculture del mondo. Dal marmo, Michelangelo ha scolpito il David, mentre, attraverso il lavoro di erosione del vento e dell’acqua, la natura ha prodotto le incredibili forme dei canyon del Southwest americano.
Diana Yan – “Lost Horse Rocking Chair”
Diana Yan è una designer e produttrice californiana che lavora con diversi materiali e diverse forme. Utilizzando legno, acciaio, rame, cemento, ceramica e/o tessuti, Yan crea oggetti e figure che hanno assunto le forme di recipienti da laboratorio, lampade, sedie, tavoli, e addirittura ponti ed abitazioni. Gli articoli prodotti da Diana provano ogni volta a rappresentare la connessione coreografica tra l’intenzione digitale e la fisicità dell’oggetto reale, attraverso una visione ambigua, che lascia spazio alla doppia interpretazione, a volte esplicita, a volte ben nascosta.
Descrizione dell’opera
“Object 2” è una sella da cavallo in marmo, che vuole donare movimento alla pietra. Sia che venga interpretata come un posto nel quale sedersi, una scultura da osservare, o magari una qualsiasi altra cosa, questa interpretazione di sella permette a chiunque la guardi di decidere come vederla, ed esiste quindi come un oggetto definito dall’osservatore, piuttosto che dal creatore.
Gary Kulak - “Fractal Decimation”
Gary Kulak è conosciuto ai più per il suo lavoro di riferimento, ovvero l’utilizzo della sedia come metafora e come oggetto di studio di una sorta di psicologia della forma in acciaio ed in bronzo. Il processo creativo inizia a partire da un contenuto psicologico, al quale vengono poi sovrapposti differenti strati di forme, in modo da fornire diverse prospettive di lettura all’osservatore. Kulak è uno dei primi sostenitori dell’intreccio tra cultura elevata e cultura di massa, tra elementi naturali e culturali, tra spazi pubblici e privati, attraverso progetti rivolti ad un pubblico di diverse dimensioni, da quelli più intimi a quelli su larga scala. Ha studiato con Robert Morris, Rosalind Krauss e Alice Aycock, collaborando peraltro con quest’ultima durante gli anni ’80. L’esplorazione delle forze fisiche naturali, delle proprietà mentali, delle condizioni globali e degli eventi socio-politici hanno costituito da sempre la base del proprio lavoro.
Descrizione dell’opera
“Fractal Decimation” vuole dimostrare il potere di trasformazione della tecnologia digitale. Derivato dall’opera “Evolutionary Culture”, creata durante l’edizione 2017 del Digital Stone Project, l’autore ha ingrandito e decimato tale forma in modo da rivelare delle formazioni frattali asimmetriche. La forma della sedia, intesa come messaggero, continua ad essere il centro intorno al quale gravita il lavoro di Kulak, come metodo per creare presenza.
James Carl – “Pom Plume #1”
James Carl nasce a Montreal nel 1960. I suoi lavori sono stati esposti in musei e collezioni in Canada, USA, Cina, Francia, Germania ed Italia. Importanti lavori di James Carl sono custoditi nelle collezioni della National Gallery of Canada e della Art Gallery of Ontario di Toronto, città in cui vive. Attualmente lavora come professore presso la University of Guelph.
Descrizione dell’opera
James Carl ha stabilito una duratura relazione scultorea con oggetti comuni e materiali presenti nella vita di tutti I giorni. Il suo progetto per il DSP 2018 vede l’utilizzo di bottiglie comunemente presenti in commercio per la vendita di prodotti e ventose stura lavandino, prese come punti di partenza di un’analisi artistica.
Laura Amphlett – “La Mia Stanza (My Room)”
Il disegno è parte integrante del lavoro di Laura Amphlett, e costituisce la base sulla quale Laura costruisce i propri pezzi. Torna spesso a ricercare appunti su fogli sparsi (solo in apparenza) in qualche blocco di appunti, e converte poi tali appunti in file digitali, che vengono poi realizzati ed eventualmente reinterpretati attraverso l’uso di varie macchine e tecniche (incisione laser, stampa, plotter, ecc…) Laura crea pezzi di natura scultorea e/o dimensionali a partire da questi appunti, giocando sulla connessione tra il mondo 2D e 3D, dove la dimensionalità può essere esplicita e reale oppure soltanto sottintesa. Laura utilizza immagini e materiali di recupero, fondendoli con disegni personali su pezzi in piccola scala, che poi traduce in opere di dimensioni maggiori. L’utilizzo della sovrapposizione, delle trasparenze e del simbolismo suggeriscono una misteriosa e contemporaneamente personale narrativa, aperta all’investigazione da parte dell’osservatore. Il suo lavoro vuole far riflettere su aspetti quali l’identità, le interazioni umane e l’esistenza.
Descrizione dell’opera
Durante il DSP 2018, Laura lavorerà su un’opera che vuole emulare la forma di una cava, e che comprende diversi disegni incisi al laser su materiale acrilico ed una particolare struttura luminosa. Con l’opera “La Mia Stanza”, Laura vuole riferirsi all’idea della forma femminile, evocando nello stesso tempo una sensazione di memoria.
Mary Neubauer – “Sea Ice”
Attraverso il proprio lavoro, che si pone all’intersezione tra arte e scienza, Mary Bates Neubauer ha esposto le proprie opere e le proprie immagini digitali in tutto il mondo. E’ stata Visiting Artist all’Accademia Americana a Roma, Fulbright Fellow a Cambridge (UK), e una Ford Fellow. Recentemente ha collaborato con Garfagnana Innovazione (a partire dal 2014) ed ha partecipato al programma Arctic Circle Expeditionary Residency nel 2016. E’ una Outstanding Educator presso l’International Sculpture Center, nonché una Presidents’ Professor presso l’Arizona State University’s Herberger Institute for Design and the Arts, dove ricopre il ruolo di coordinatrice del corso di Scultura. Il suo lavoro, nel campo della visualizzazione 3D di dati sul lungo periodo, si è focalizzato sui fattori che stanno contribuendo al cambiamento climatico, ed ai fenomeni geopolitici. Continua a creare opere pubbliche interattive e su larga scala, esprimendo la fusione tra input statistici ed il movimento umano.
Descrizione dell’opera
La scultura Sea Ice è stata sviluppata partendo da una serie di dati raccolti da una boa galleggiante situate presso Point Barrow, Alaska, nel punto più settentrionale di tutti gli Stati Uniti d’America, dove il mare di Beaufort e quello di Chuckchi si incontrano. Fatta eccezione per due-tre mesi l’anno, quel tratto di mare risulta permanentemente coperto da uno strato di ghiaccio, che, secondo i rilevamenti dei sensori, risulta essere sempre più sottile con il trascorrere del tempo.
Pat Wasserboehr – “Stack”
Pat Wasserboehr insegna scultura e disegno presso l’Universita della North Carolina a Greensboro, dove ha lavorato come Capo Dipartimento dal 1998 al 2010. Le sue sculture sono state esposte in musei, gallerie e centri d’arte negli Stati Uniti, in Cina, Italia, Germania e Spagna. Pat ha partecipato al programma di scambio culturale Salem2Salem negli States nel 2017 ed in Germania nel 2018. Per lei questa è la terza estate con il Digital Stone Project a Gramolazzo. Pat è stata insignita di numerose onorificenze, tra le quali il North Carolina Regional Artist Project Grant, diversi premi UNCG Global Undergraduate Research and Creativity ed un premio Kohler International Travel Fund.
Descrizione dell’opera
“Stack” è una composizione triangolare composta da una densa somma di forme angolari ed arrotondate. E’ una fusione di oggetti quasi-geometrici complessa e dinamica dal punto di vista visivo, che rivela l’interesse dell’autrice per la scultura cubista.
Royden Mills – “A Tenuous Fortitude”
Royden Mills è uno scultore che lavora come docente presso l’University of Alberta, Edmonton, in Canada, da più di 25 anni. Negli anni passati ha accettato e declinato molte ottime opportunità offerte da Sir Anthony Caro, da lui considerato il più grande mentore della sua vita. Ha aperto il proprio studio da professionista ad Hokkaido, in Giappone, ed al momento lavora nel proprio studio domestico nella campagna di Edmonton, Canada. Ha vinto diversi premi a livello nazionale, ed ha partecipato a molte mostre, realizzando inoltre molti lavori su commissione sia pubblica che privata. E’ stato introdotto nella Royal Canadian Academy of Arts nel 2017.
Descrizione dell’opera
Una pietra, creata dalla natura, è stata trasportata dalle acque pure del North Saskatchewan River, che scorre nelle vicinanze dello studio dell’artista per servire la città di Edmonton (creata dall’uomo), direttamente dal massiccio montuoso del Canadian Rocky Mountain Head. Qual è il valore del legame fisico instaurato tra ciò che è stato creato dalla natura e ciò che invece è stato creato dall’uomo utilizzando il marmo italiano?
Sanford Mirling – “Have We Met Before?”
Unendo i vocabolari dell’astrazione modernista e della cultura popolare moderna, le sculture di Sanford Mirling esplorano la suggestive natura della forma astratta, in modo soltanto apparentemente fine a se stesso. Questi lavori enigmatici, attraverso il loro utilizzo evocativo dei materiali, e di forme corporee implicite, rendono l’idea della manipolazione, e risultano contemporaneamente familiari e bizzarri. La realtà distorta alla quale sembrano appartenere queste sculture è la reminiscenza di uno stato ipnagogico, lo spazio liminale compreso tra il sonno e la veglia, una dimensione nella quale il confine tra memoria e fantasia tende a svanire, nel momento in cui il passato, il presente ed il futuro convergono nel momento più breve possibile. Mirling è cofondatore di Collar Works, uno spazio d’arte no-profit a New York, ed insegna all’interno del programma Studio Art Program presso il Middlebury College, nel Vermont.
Descrizione dell’opera
In modo del tutto simile ai pensieri che scaturscono dalla visione di una piega lasciata sul cuscino di un divano, “Have we met before” è una rappresentazione tangibile del modo in cui le memorie e le fantasie vengono costruite nella nostra mente.
Christopher Chenier – “Red Tumbler (24 Frames)”
Christopher Chenier è uno storico ed artista interessato al modo in cui le persone producono, condividono e pensano alle immagini. Utilizzando una vasta gamma di mezzi digitali, Chenier lavora per rimescolare le distinzioni tra immagini e cose, verità e finzione, umanità e natura. Attraversando ed esplorando diverse discipline e metodi tradizionali da studio, Chenier raccoglie, manipola e riprocessa dati visuali in modo metodico, cercando di individuare i confini, siano essi immaginari o reali, tra il mondo e come lo vediamo.
Descrizione dell’opera
Riprendendo gli studi sul movimento compiuti nel 19mo secolo da Edward Muybridge ed Étienne-Jules Marey, “Red Tumbler (24 frames)” congela e struttura il passare del tempo utilizzando una serie di strumenti sviluppati dall’artista. Catturando il rapido movimento del volo di un piccione, questa scultura materializza ed estrude il tempo in una complessa struttura di pattern intrecciati e vortici di pietra. Immobile nel marmo, la traccia generata dal movimento del piccione è stata trasformata nel pezzo fisico e permanente partendo da una GIF animata.
Claudia Dietz – “Dotty”
Claudia Dietz, scultrice, vive e lavora ad Eberdingen, Germania, ed ha conseguito un diploma in Fine Arts con specializzazione in Scultura presso l’Accademia Statale di Belle Arti di Stoccarda. Nel lavoro di Claudia sono individuabili influenze puriste ed arcaiche, modellate con il sapiente uso di contrasti, come interno ed esterno, soffice e duro, raffinato e grezzo. Le proprie metamorfosi scultoree appaiono piene di vita e curiose, mantenendo sempre la natura al centro della propria indagine artistica. Attraverso il proprio preciso lavoro manuale, Claudia riesce a far emergere dalla pietra forme calme, sensuali ed allo stesso tempo misteriose. Il lavoro di Claudia ricorda spesso forme di organismi, anche se non è possibile fare una categorizzazione precisa, tant’è che, ad esempio, alcune delle sue opere sembrano la composizione di forme animali e vegetali. Qualche volta l’osservatore più attento può sentirsi invitato ad entrare in dialogo con le opere. Ed è in quel momento che un altro aspetto dell’arte di Claudia Dietz viene fuori: il lato ironico ed umoristico che caratterizza in modo implicito la sua produzione.
Descrizione dell’opera
In modo insolito rispetto al suo modus operandi, questa scultura ha origine da uno schizzo su carta, un punto di partenza bidimensionale. Il disegno è stato quindi riportato per ottenere un modello in fusione di alluminio, che è stato infine digitalizzato attraverso uno scanner 3D. Partendo da questo essere sospeso a metà tra la sfera 2D e 3D digitale, la scultura è stata rimaterializzata attraverso un dialogo tra uomo e macchina. Il risultato è qualcosa che esiste esattamente a metà. A metà tra artificiale e naturale, tra creato e costruito, tra qualcosa di tenero e qualcosa che invece desta qualche sospetto: l’idea di una creatura oppure di un essere.
Julie Romney – “Serpentina”
Julie Romney è nata a Huston, Texas, nel 1990. I suoi genitori hanno da sempre amato viaggiare, e Julie, negli anni dell’infanzia, ha avuto modo di conoscere ed entrare in contatto con diverse forme d’arte. Ha infatti imparato ad apprezzare forme d’arte di tutti i tipi, ed ha iniziato il college con l’idea di prendere una laurea in materie artistiche. All’inizio si è dilettata con la pittura, ma è solo dopo aver seguito un corso di lavorazione dei metalli che ha scoperto la sua vera passione. Julie ama creare pezzi unici di gioielleria dallo stile pulito e semplice. Il suo lavoro è influenzato sia dalla natura, sia dall’arte decorativa storica. Oltre alla tecnica di gioielleria, Julie conosce ed utilizza anche tecniche di saldatura e fusione. Julie è una Autodesk Scholarship Recipient per l’edizione 2018 del workshop Digital Stone Project-Garfagnana Innovazione. Attualmente sta studiando per ottenere il Bachelors of Fine Arts in Scultura, con specializzazione in lavorazioni metalliche di precisione presso la Arizona State University.
Descrizione dell’opera
Questo lavoro rappresenta l’esplorazione della fluidità della pietra.
Julie spiega: “Volevo creare una forma che riuscisse a sfidare l’idea di solidità del marmo radicata nella mente dello spettatore.” La forma è stata originariamente modellata con la creta, e scansionata digitalmente per essere poi lavorata nel marmo.
Robert Michael Smith – “Peculiar Presidential Pawn Promenade”
Robert Michael Smith è un pioniere della scultura digitale, della visualizzazione ed animazione in computer grafica 3D, realtà virtuale, biologia artificiale, CNC e robot e stampa di sculture 3D. Ricopre la carica di Professore Associato presso il New York Institute of Technology Department of Digital Arts and Design, nonché quella di Distinguished Professor presso l’Accademia d’Arte Tianjin. Smith è anche un membro fondatore del Digital Stone Project, ed uno degli organizzatori del workshop estivo in Toscana. Ha esposto le proprie opere in tutto il mondo negli ultimi trent’anni ha tenuto lezioni in numerose università, conferenze internazionali, ed è stato citato in numerosi articoli e libri editi in tutto il mondo.
Descrizione dell’opera
Citando direttamente Robert: “Peculiar Presidential Pawn Promenade è stata sviluppata all’inizio di quest’anno, come una sorta di inconscia risposta collettiva allo shock ed al disappunto dovuti principalmente alle notizie che arrivano ogni giorno dal mondo della politica, e dai proclami promulgati da un demagogo demente che si arroga il diritto di considerarsi il leader del mondo libero. Una pettinatura impertinente, sgradevole, viene fatta muovere come colpita da un flusso d’aria, per esporre la nuca di un manichino calvo e vecchio, deviato e manipolato dall’eccessiva corruzione Faustiana. Da un altro punto di vista è semplicemente una cyber-astrazione, bellezza libera, che avvolge un’icona archetipa. Una dualità di opposti.”
Sheraine Peart – “Missing Roots”
Sheraine Peart è un’artista nata in Giamaica con la passione per il folclore locale, un modo elaborato per dire che ama le favole. Sheraine crede che il folclore rifletta l’anima di una cultura ed i valori che tale cultura rappresenta, qualcosa che risulta intrinsecamente intimo ed universale, e che tale aspetto abbia una grande influenza sul proprio lavoro. E’ anche una ballerina diplomata alla Royal Academy of Art e suona il violino, ma, a suo dire, non sa cantare. Sheraine sta lavorando ad un progetto di realtà virtuale chiamato “Zsymel”. Il progetto si basa sulla domanda: “Cosa succederebbe se la magia fosse velenosa per il genere umano?” ed è pesantemente influenzato dalla tradizione degli indiani Taino. L’osservatore si immedesima nel ruolo di Enya, una giovane ragazza avvelenata dalla magia, e per questo cacciata da casa.
Descrizione dell’opera
“La questione dell’identità spesso risiede nel passato, negli errori commessi dai nostril antenati” – dice Sheraine. “Missing Roots descrive una canoa, una delle prime tipologie di imbarcazioni utilizzate dall’uomo, ed un albero di Banyan, simbolo di protezione e longevità, elementi intrecciati ma allo stesso tempo in contrasto tra loro.”
Sumit Sarkar – “Everything Nothing”
Sumit Sarkar è un pittore e scultore che fa uso di tecnologie sia digitali che analogiche, traendo ispirazione da diverse fonti, quali l’iconografia religiosa, la fantascienza ed i graffiti. Le nuove tecnologie sono in prima linea nel lavoro di Sumit, e i suoi progetti recenti includono anche l’utilizzo del video mapping, della cattura e analisi del movimento, realtà virtuale e stampa 3D multimateriale. Le opere di Sumit sono state esposte sia in mostre personali sia in eventi di gruppo per tutto il Regno Unito, ed ha inoltre partecipato a progetti internazionali, inclusa una mostra ed un periodo di lavoro presso la Biennale d’Arte di Colmbo, Sri Lanka. Sumit ha anche diretto progetti di arte pubblica nelle Shetland con UZ Arts, in Exter con Mischief La Bas, ed in Finlandia con Spearfish.
Descrizione dell’opera
l lavoro di Sumit vede per lui la creazione della prima scultura astratta, dopo una vita di scultura figurative, e la sua prima incursione nel campo della pietra. Per questa opera, Sumit ha anche utilizzato tecniche di scansione e stampa 3D, in aggiunta ad i processi di lavorazione a controllo numerico 7 assi.
Christer Aikens – “Daphne”
Come spiega lo stesso artista: “Il mio lavoro è pesantemente influenzato dalle antiche tecniche e dalla mitologia. La mia scultura tende a porre l’attenzione sui temi dell’identità personale, e viene realizzata come fusione bronzea e pezzi in metallo. Sono stato anche influenzato dal clima di negligenza e disinteresse che l’uomo dimostra nei confronti del mondo che lo circonda, aspetti descritti anche nella mia produzione fotografica. Sono cresciuto nel Michigan ed ho frequentato la Cranbrook Kingswood School. Durante quel periodo ho coltivato la mia ispirazione per la scultura classica, per l’architettura e per le scienze. Ho conseguito il Bachelors in Fine Art and Art History all’Hobart College di Geneva, NY. Vivo e lavoro a Detroit, MI.
Descrizione dell’opera
Questa scultura è una figura astratta chiamata Daphne. La storia di Apollo e Dafne è una storia di desiderio, disagio e Perdita. La maledizione dell’amore di Apollo per Dafne lo ha portato ad inseguirla in giro per il mondo, mentre quella stessa maledizione provocava l’avversione di lei verso le sue avance, e la costringevano a fuggire, nonostante non esistesse nessun posto nel quale nascondersi dal dio Sole. Sul finale, Afrodite, mossa da pietà verso Dafne, la trasforma in un albero, in modo da evitarle ulteriori sofferenze. L’opera riguarda il raggiungimento dell’impossibile, e la difficoltà di percorrere le strade tortuose che a volte il destino ci pone davanti. Vuole inoltre descrivere la nostra impossibilità di fuggire dalle nostre profonde connessioni con le forze terrene, o il nostro continuo desiderio di perfezione e libertà.
Hongbo Gong – “Ring of Life”
Hongbo Gong è nato a Jianxi, Cina, nel 1994. Si è laureato presso il College of Guangxi Arts Institute, ed attualmente sta seguendo un dottorato post-laurea con il professor Zhang Yangen. Il suo lavoro è specializzato nella progettazione di arte per luoghi pubblici.
Descrizione dell’opera
L’opera simbolizza il ciclo tumultuoso della vita, mostrando la bellezza della vita stessa e della natura attraverso l’uso della forma ad anello. La morte ed una nuova vita disegnano un cerchio all’interno di un cerchio, come fossero una continua palingenesi, e costituiscono la vera danza dell’esistenza.
Yangen Zhang – “The Origin Of Maternal Love”
Yangen Zhang, laureato presso il dipartimento d’arte dell’Istituto d’arte dell’Esercito di Liberazione Popolare Cinese, è attualmente un membro del Guangxi Arts Institute, nonché Professore, Master graduate Student tutor presso la Chinese Artists Association. Le sue sculture sono state esposte permanentemente nei più importanti spazi espositivi dei cinque continenti, in particolare in Francia, Belgio, Olanda, Australia, USA e Mauritania, oltre che in diverse città cinesi. Ha organizzato mostre in Cina, USA, Australia, Francia e Belgio.
Descrizione dell’opera
Le curve esprimono calore, tenerezza e rotondità, con lo scopo di riflettere e descrivere l’esuberanza della vita. L’innalzarsi dei seni simbolizza la cura materna rivolta verso il mondo intero. Tutta la scultura è in generale un tributo all’amore materno.
Carolyn Frischling – “The Cloud of Unknowing – La Nube della Non-Conoscenza”
Carolyn ha studiato al Grinnel College, in Iowa, focalizzando I propri studi sulla pittura, il disegno e la stampa. Si è poi specializzata su quest’ultima disciplina alla Washington University di St. Louis. Col tempo, Carolyn ha esteso il campo della propria arte includendo opere digitali 2D e video. Tutto ciò l’ha portata in tempi recenti a creare immagini digitali 3D e a trasformarle in sculture fisiche. Le stampe, i video e le sculture di Carolyn sono state esposte nelle gallerie di Pittsburgh, New York e Minneapolis, ed all’interno di mostre presso il Westmoreland Museum of American Art, il Butler Institute of American Art (Trumbull), ed il Carnegie Museum of Art.
Descrizione dell’opera
L’opera è ispirata da un testo anonimo risalente al Medioevo, intitolato “The Cloud Of Unknowing”, ovvero “La Nube della Non-Conoscenza”.
Jose Luis García del Castillo y López – “Untitled 50069744”
Jose Luis García del Castillo y López (1980 Linares, Spagna) è un artista il cui lavoro si pone all’intersezione tra geometria, calcolo matematico, tecnologia e raccolta di dati. Esplora il potenziale espressivo dei materiali classici dal punto di vista dei più avanzati processi di fabbricazione digitale. Sviluppando i propri algoritmi di generazione di forme e i propri programmi CNC, Jose Luis cerca di espandere i confini della tecnica per trovare nuove opportunità di utilizzo di metodi tradizionali, cercando spesso l’aspetto affascinante dei materiali attraverso soluzioni tecniche ed estetiche pulite ed eleganti. Jose Luis vive e lavora a Boston, USA.
Descrizione dell’opera
Untitled 50069744 è una esplorazione verso la modellazione tangibile, tettonica dei materiali e fabbricazione per mezzo di robot. Questo lavoro cerca di superare i limiti per quanto riguarda la snellezza delle opere su marmo, creando una superficie autoportante ondulata, di soli 8mm di spessore, caratterizzata dalla translucenza tipica del marmo, che rivela in controluce il percorso utensile seguito dalla macchina durante la lavorazione.
Jon Isherwood – “Sbocciando”
Le opere di Isherwood sono state esposte in musei pubblici e gallerie private di tutto il mondo. Le sue sculture sono state recentemente esposte presso Villa Strozzi a Firenze, National Museum of Pechino in Cina, The DeCordova Sculpture Park and Museum in USA ed in Belgrave Square a Londra. Ha più di venti mostre di sole sue opere, tra le quali: Reeves Contemporary in NYC, John Davis Gallery a New York; The C. Grimaldis Gallery, Baltimore; ha partecipato a diverse mostre, come quelle presso il Peggy Guggenheim Museum a Venezia, Italia; The McNay Museum, San Antonio, TX; The Derby City Museum, Derby, UK; Kunsthalle, Manheim, Germany. I suoi lavori fanno parte di più di venticinque collezioni private. Tra le pubblicazioni e testate giornalistiche che si sono occupate di lui citiamo The New York Times, Art in America, ArtNews, The Washington Post, Sculpture Magazine, Partisan Reviews e The Guardian, UK. E’ un insegnante presso il Bennington College ed è il presidente del Digital Stone Project.
Descrizione dell’opera
I recenti lavori di Jon Isherwood rappresentano un ulteriore sviluppo del dialogo che l’artista intrattiene già da tempo con le sensazioni associative di forma e superficie. Le forme vengono compresse, distorte, spremute e rese più intime attraverso raffinati cambiamenti di scala. Jon non vuole imitare il corpo: l’aspetto sensuale della manipolazione delle forme propone infatti la propria fisicità anche in assenza di forme figurative. Le tracce della lavorazione a macchina costituiscono il contorno delle superfici per enfatizzarne le forme, creare un’illusione di espansione e spostare l’attenzione dello spettatore sulla trama e sulla sovrapposizione di diversi elementi ed immagini dissimulate. Siamo tutti invitati ad esplorare la comprensione visuale della percezione intuitiva.
La tensione tra forma, trama e superficie che caratterizza il lavoro di Jon Isherwood è oltremodo riflessa nelle tensioni che caratterizzano la propria tecnica scultorea e la scelta dei materiali. Le sue sculture sono il risultato di un processo unico all’interno del quale antico e moderno si confrontano l’un l’altro: la pietra, il materiale da scultura più antico e sensuale, è lavorata utilizzando metodi all’avanguardia della tecnologia. Questo permette a Jon di raggiungere un livello di precisione senza compromessi per quanto riguarda la lavorazione di superfici incise, le quali giocano a favore e contro le forme tondeggianti, carnose, morbide che conferiscono carattere sostanziale ai propri modelli organici.